Un giorno, mentre tenevo una conferenza, mi è stato chiesto come vivo il mondo materiale e come concilio lo sviluppo spirituale con le esigenze materiali. Una signora del pubblico chiese “Bisogna negare la materia? Bisogna privarsi dei piaceri della vita per essere spirituali?”

Dentro di me sorridevo e pensavo a me, al mio essere spirituale e, nello stesso tempo, terrena e ai lunghi anni trascorsi a negare l’una o l’altra parte di me.

Ogni qualvolta rifiutiamo di guardare nel contenitore della nostra vita o ci spaventiamo creando mostri inesistenti, ci dirigiamo inevitabilmente verso strade senza uscita.

Quando, al contrario, troviamo il coraggio di prendere in mano la nostra vita, di accarezzare le due parti, riconoscendole e modellandole fino a farle diventare un’unità, assaporiamo finalmente leggerezza, semplicità, umiltà, saggezza e ricchezza.

Spirito e materia sono due facce della stessa medaglia. Negare una parte della nostra vita, all’interno o all’esterno di noi, ci porta ad un vortice energetico che ci impedisce di crescere.

Sarebbe come negare un tramonto o un’alba.